• 31 Marzo 2025

Mercato dell’arte come forma di investimento

 Mercato dell’arte come forma di investimento

Il report “Art Estate: passion investment o asset class”, pubblicato da Mediobanca, analizza il mercato dell’arte come forma di investimento, esplorando la sua evoluzione storica, i rendimenti e la sua classificazione come asset class

L’arte tra passione e investimento: una panoramica sul mercato

Negli ultimi decenni, il mercato dell’arte ha suscitato un crescente interesse non solo per il valore estetico delle opere, ma anche come possibile asset class per gli investitori. Il report di Mediobanca del marzo 2025 analizza in dettaglio l’evoluzione dell’arte come investimento, partendo dall’esempio storico di John Maynard Keynes fino alle tendenze contemporanee.

L’economista collezionista: il caso Keynes

Il celebre economista John Maynard Keynes non fu solo un teorico finanziario, ma anche un appassionato collezionista. Tra il 1917 e il 1945, Keynes acquistò opere di artisti del calibro di Braque, Cézanne e Matisse, investendo una somma che all’epoca ammontava a meno di 13mila sterline. Nel 2019, la sua collezione era stata rivalutata a 76,2 milioni di sterline, con un rendimento nominale medio annuo del 10,4%. Tuttavia, l’analisi mostra che il suo successo è stato in gran parte dovuto alla capacità di individuare artisti emergenti piuttosto che a un trend strutturale del mercato dell’arte.

Questo caso evidenzia due elementi fondamentali: da un lato, l’arte può effettivamente generare ritorni significativi per chi è in grado di selezionare le opere giuste; dall’altro, è difficile considerare l’arte un investimento replicabile in modo sistematico, poiché i rendimenti dipendono spesso da fattori contingenti e difficilmente prevedibili. La concentrazione del valore in poche opere di grande pregio suggerisce che il collezionismo di successo sia più vicino allo stock picking che a un investimento di portafoglio tradizionale.

ITALIA ECONOMY - Mercato dell'arte come forma di investimento

Gli studi pionieristici: dall’illusione di rendimenti superiori alla realtà dei dati

Quasi quarant’anni fa, l’economista William Baumol definì l’arte un investimento poco remunerativo, paragonandolo a un “gioco d’azzardo”. Il suo studio su 300 anni di dati dimostrò che i rendimenti reali delle opere d’arte erano mediamente inferiori ai titoli di Stato britannici. Questa teoria fu parzialmente smentita da studi successivi, come quello di Bruno Frey, che ampliò il database fino al 1987 e trovò rendimenti superiori rispetto a quelli stimati da Baumol, soprattutto in alcuni sottoperiodi e per specifici movimenti artistici.

A metà degli anni ’90, ulteriori ricerche dimostrarono che l’andamento del mercato dell’arte era fortemente influenzato da cicli economici e mode artistiche. In particolare, alcuni studi evidenziarono che i rendimenti dell’arte potevano essere competitivi rispetto ad altre asset class solo in determinati periodi e per opere di artisti molto ricercati. Ad esempio, gli impressionisti e i grandi maestri moderni hanno storicamente mostrato un apprezzamento maggiore rispetto ad altri movimenti artistici.

Il mercato dell’arte oggi: segmentazione e volatilità

L’analisi più recente, basata su milioni di transazioni d’asta, mostra un quadro più sfumato. Tra il 1958 e il 1986, l’arte ha registrato rendimenti in doppia cifra, ma dal 1987 in poi le performance sono risultate meno brillanti. Un altro elemento cruciale è la segmentazione del mercato: le opere più costose tendono ad apprezzarsi di più rispetto a quelle di fascia bassa. Anche la tipologia di artista e la storia dell’opera incidono pesantemente sul prezzo finale.

I dati rivelano anche che il mercato dell’arte è soggetto a una volatilità significativa. Durante le crisi economiche globali, il valore delle opere d’arte tende a fluttuare in modo imprevedibile, con picchi di crescita seguiti da bruschi cali. Ad esempio, il mercato ha registrato una forte contrazione dopo la crisi finanziaria del 2008, seguita da una ripresa sostenuta nel decennio successivo. Tuttavia, nel periodo più recente, l’instabilità geopolitica e le incertezze macroeconomiche hanno nuovamente messo alla prova la stabilità del settore.

Arte e diversificazione del portafoglio

Se da un lato l’arte ha reso meno di altre asset class come azioni e obbligazioni, dall’altro si è rivelata un ottimo strumento di diversificazione. La bassa correlazione tra il mercato dell’arte e quello finanziario suggerisce che l’inserimento di opere d’arte in un portafoglio può ridurne la volatilità e migliorare il rapporto rischio-rendimento. Inoltre, in momenti di crisi economica, l’arte si è comportata in maniera meno prevedibile rispetto agli asset tradizionali.

Alcuni studi dimostrano che, mentre l’arte può non essere il miglior investimento in termini di rendimento assoluto, la sua capacità di mantenere valore nel tempo e la sua scarsa correlazione con i mercati finanziari tradizionali la rendono un’interessante opzione di investimento alternativo. Per esempio, alcuni fondi di investimento specializzati hanno iniziato a includere opere d’arte nei loro portafogli, proprio per sfruttarne il potenziale di decorrelazione.

Le aste e il mercato privato: due mondi paralleli

ITALIA ECONOMY - Mercato dell'arte come forma di investimentoUno dei limiti degli studi finanziari sull’arte è che si basano principalmente sulle aste pubbliche, che rappresentano solo il 38,6% del mercato totale. Il restante 61,4% è costituito da vendite private, che includono transazioni tra gallerie e collezionisti, spesso non tracciabili. Inoltre, il mercato delle aste è caratterizzato da una percentuale di lotti invenduti tra il 12% e il 20%, un fattore che altera le medie dei rendimenti calcolati.

Un altro elemento di distinzione è la natura stessa delle opere vendute nei due mercati. Le aste tendono a trattare opere di artisti già consolidati, mentre il mercato privato include anche artisti emergenti e opere contemporanee, che possono avere dinamiche di prezzo molto diverse. Per questo motivo, l’analisi dell’arte come asset class dovrebbe tenere conto di entrambe le componenti del mercato, e non solo dei dati d’asta.

Conclusione: l’arte come asset strategico?

Il report evidenzia come l’arte non sia un investimento facilmente replicabile, ma piuttosto un settore in cui il successo dipende dalla conoscenza, dalla selezione accurata delle opere e dall’orizzonte temporale dell’investimento. Pur non potendo competere sistematicamente con gli strumenti finanziari tradizionali in termini di rendimento, l’arte si conferma un’asset class interessante per chi cerca diversificazione e valore culturale.

In futuro, l’evoluzione del mercato dell’arte potrebbe essere influenzata da nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e la blockchain, che promettono di migliorare la trasparenza e l’accessibilità delle transazioni. Tuttavia, resta il fatto che l’arte continuerà a essere un mercato caratterizzato da elevata segmentazione e dinamiche complesse, che rendono l’investimento in questo settore una sfida tanto affascinante quanto rischiosa.

Fonte: Area Studi Mediobanca

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