• 31 Marzo 2025

L’IA rivoluziona la logistica

 L’IA rivoluziona la logistica

Stefano Zaccaria

L’IA sta rivoluzionando la logistica e Toyota Material Handling Italia guida questa trasformazione, con soluzioni innovative che coniugano tecnologia e sostenibilità

Nel panorama industriale attuale e globale, l’intelligenza artificiale (IA) sta emergendo come una forza trainante per l’innovazione e l’efficienza, e anche Toyota Material Handling Italia (TMHIT), leader nella produzione di attrezzature per la movimentazione delle merci e nelle soluzioni per la logistica avanzata, aiuta le imprese del settore logistico e manifatturiero nei loro percorsi di trasformazione e di efficientamento, sta sfruttando anche le potenzialità dell’IA per trasformare le operazioni logistiche e migliorare la produttività.

Per le imprese del settore della logistica, si tratta di una importante opportunità che può accelerare i processi interni legati all’applicazione dell’innovazione, compresa una più generica digitalizzazione.

Sappiamo purtroppo quanto le imprese italiane siano tra le più lente, nello scenario europeo, nel digitalizzare e nell’utilizzare le moderne tecnologie. Di questo e di altri aspetti abbiamo parlato con Stefano Zaccaria, direttore marketing di Toyota Material Handling Italia.

Toyota si ispira al concetto di Society 5.0, che punta a un equilibrio tra progresso tecnologico e benessere umano. Quali sono le applicazioni concrete dell’integrazione della tecnologia con l’umanesimo e la creatività nella vita quotidiana?

«L’Italia ha una lunga tradizione di eccellenza in vari campi che combinano scienza, tecnologia, umanesimo e creatività. Pensiamo a figure come Leonardo da Vinci, che era non solo un artista straordinario, ma anche un inventore e scienziato. Questa fusione di discipline diverse è ancora evidente oggi, con molti italiani che eccellono in campi come il design, l’ingegneria, la moda e la tecnologia.

E quindi do per scontato che la tecnologia debba servire a migliorare la nostra vita e arricchire la nostra esperienza umana e non a renderci più simili a macchine. Sappiamo quanto questo sia un tema molto discusso oggi, appunto con il rapidissimo avanzamento dell’intelligenza artificiale e dell’automazione.

Abbiamo già evidenza di tecnologie che cercano di fare proprio questo, come dispositivi che migliorano la nostra salute, strumenti che facilitano la creatività artistica, e piattaforme che promuovono la connessione umana.

In Toyota sappiamo bene che siamo in prossimità di un importante cambio di mindset intitolato Society 5.0, concetto introdotto dal governo giapponese, che rappresenta la visione ideale di società futura e che comprende gli sforzi per realizzarla.

Obiettivo è creare una società super intelligente, dove la tecnologia sia appunto integrata in ogni aspetto della vita per migliorare il benessere umano. In questo scenario, il nostro desiderio di avere nuovi prodotti che arricchiscano la nostra natura umana invece di renderci più simili a macchine è perfettamente in linea con la visione di Society 5.0.

E quindi l’intenzione è quella di utilizzare, in maniera consapevole, etica e responsabile, tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, l’Internet delle cose (IoT) e i big data per risolvere problemi sociali e migliorare la qualità della vita, mantenendo al centro l’essere umano.

In questo modo, la tecnologia non solo supporta le nostre attività quotidiane, ma arricchisce anche la nostra esperienza umana, promuovendo un equilibrio tra progresso tecnologico e valori umani».

Possiamo considerare le intelligenze artificiali tecnologie intuitive e facili da usare. E in questo caso che impatto possono avere?

«Per comprendere meglio l’impatto dell’IA e dell’innovazione, mi piace fare riferimento al lavoro di Massimo Sideri e Andrea Prencipe su Italo Calvino che nel loro libro Il visconte cibernetico, che ho divorato con estremo interesse, raccontano come il “Metodo Calvino” possa essere applicato all’era dell’intelligenza artificiale.

Calvino, infatti, con la sua capacità di lavorare sugli opposti, di combinare immaginazione e rigore, offre una chiave di lettura preziosa per affrontare le sfide e le opportunità dell’innovazione tecnologica. Calvino ritiene quindi necessario bilanciare leggerezza e gravità.

Nell’IA, questo potrebbe tradursi nel creare tecnologie che siano potenti e capaci, ma anche intuitive e facili da usare; valorizzava la precisione, ma riconosceva anche l’importanza dell’inesattezza creativa; esplorava il visibile e l’invisibile; celebrava la molteplicità delle prospettive.

Applicare il “Metodo Calvino” all’IA significa quindi non solo sviluppare tecnologie avanzate, ma farlo in modo che arricchiscano la nostra esperienza umana, mantenendo un equilibrio tra innovazione e umanità».

In che modo Toyota Material Handling integra l’intelligenza artificiale per garantire vantaggi della manutenzione predittiva nell’industria della movimentazione dei materiali?

«Posso risponderti che lo fa già utilizzando sensori avanzati e analisi dei dati in tempo reale, e così l’IA è in grado di prevedere guasti e malfunzionamenti prima che si verifichino. Questo approccio proattivo non solo riduce i tempi di inattività, ma anche i costi di manutenzione, garantendo una maggiore affidabilità delle attrezzature».

Quali sono i benefici dell’IA nell’ottimizzazione dei flussi di lavoro nei magazzini e nei centri di distribuzione?

«L’AI consente di ottimizzare i flussi di lavoro all’interno dei magazzini e dei centri di distribuzione. Attraverso l’analisi dei dati operativi, può identificare colli di bottiglia e suggerire miglioramenti per aumentare la produttività. Questo approccio basato sui dati permette di prendere decisioni informate e di implementare soluzioni che massimizzano l’efficienza operativa».

Come contribuisce l’intelligenza artificiale agli obiettivi di sostenibilità e innovazione di Toyota Material Handling Italia?

«L’adozione dell’IA da parte di Toyota Material Handling Italia non si limita solo all’efficienza operativa. Infatti, ci aiuta a ottimizzare l’uso delle risorse, riducendo gli sprechi e migliorando l’efficienza energetica a vantaggio della sostenibilità ambientale. Questo impegno verso la sostenibilità è in linea con i valori di Toyota e rappresenta un passo importante verso un futuro più verde.

Grazie all’IA, l’azienda è pertanto in grado di offrire soluzioni innovative che migliorino l’efficienza, riducono i costi e promuovono la sostenibilità. E con orgoglio posso aggiungere che Toyota Material Handling è un esempio brillante di come la tecnologia possa essere utilizzata per creare valore e guidare il progresso anche nel settore della logistica».

Quali sono, secondo lei, le principali sfide che le organizzazioni devono affrontare nell’adozione dell’intelligenza artificiale?

«L’intelligenza artificiale si sta apprestando a trasformare le organizzazioni in modo significativo su più fronti, pertanto la cultura dovrà evolversi di conseguenza, superando scetticismi e barriere aprioristiche. L’adozione di tali strumenti presenta diverse sfide, tra cui l’integrazione con i sistemi esistenti, lo sviluppo di nuove competenze, la domanda di formazione, l’etica e la trasparenza, la sicurezza dei dati e, come già detto, il cambiamento culturale.

Quindi educazione e adozione dell’IA sono due momenti fondamentali perché le aziende formino le loro persone e promuovano una mentalità aperta all’applicazione delle innovazioni. A questo punto le aziende non possono mancare di applicare l’IA per garantire una collaborazione integrata tra le varie business unit e gruppi di lavoro.

Vorrei dare per scontato il coinvolgimento, convinto e consapevole, degli staff dirigenziali, che devono necessariamente sponsorizzare e sostenere queste adozioni, perché i benefici dei progetti di IA non tardino a essere prodotti. Resta evidente la necessità di attivare un ricco ecosistema di partnership con università, start up, consulenti e industrie.

Per quanto mi riguarda, uno dei fattori strategici per il successo dell’applicazione di soluzioni di IA è il riuscire a portare a bordo del progetto di cambiamento le persone dell’organizzazione che si dimostrano ancora scettiche».

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Martina Rossi

Coordinatrice editoriale

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