Italia 2025: crescita lenta, sfide demografiche e transizione sostenibile. Dall’ultimo Rapporto annuale Istat emerge un Paese tra segnali di ripresa e profonde trasformazioni
Nel 2024 l’economia italiana ha proseguito il suo percorso di crescita, seppur a un ritmo moderato (+0,7%), restando indietro rispetto a Francia e Spagna, mentre la Germania ha registrato un nuovo anno di recessione. Nonostante l’incertezza internazionale, l’Italia ha visto un’espansione dell’occupazione, un recupero parziale del potere d’acquisto e un’inflazione sotto controllo. Tuttavia, permangono criticità strutturali legate alla produttività, alla demografia e all’adozione delle tecnologie.
Crescita debole, ma con segnali positivi
Nel primo trimestre del 2025, il PIL è cresciuto dello 0,3% e la produzione industriale ha segnato un’inversione di tendenza dopo anni di flessione. A trainare la crescita del 2024 sono stati soprattutto i consumi delle famiglie e la domanda estera netta, mentre la produzione industriale ha perso il 4%. Nel confronto europeo, l’Italia resta al di sotto della media in termini di consumi interni e produttività, ma registra un contenuto incremento degli investimenti.
La riduzione del debito pubblico è stata rallentata dalla spesa per interessi, mentre il saldo primario è tornato positivo per la prima volta in quattro anni. Il tasso di inflazione, all’1,1%, è stato il più basso tra le principali economie europee.
Mercato del lavoro: più occupati, ma con produttività in calo
L’occupazione è aumentata del 1,5%, con una netta prevalenza di contratti a tempo indeterminato. La disoccupazione è scesa al 6,5% e i contratti stabili rappresentano oggi il 63% del totale. Tuttavia, la crescita dell’occupazione si è concentrata nelle fasce di età più anziane, mentre i giovani restano esclusi in gran parte dal mercato del lavoro, con un tasso di occupazione del 19,7% tra i 15-24enni.
Preoccupante il calo della produttività del lavoro: -0,9% per occupato e -1,4% per ora lavorata. La combinazione tra salari in rialzo e produttività in discesa ha portato a un aumento del costo del lavoro unitario (+5,4%) e a una compressione dei margini delle imprese.
Povertà e fragilità sociali
La povertà assoluta resta elevata, colpendo il 9,7% della popolazione. Particolarmente vulnerabili sono le famiglie giovani con figli, gli stranieri e le famiglie del Mezzogiorno. Tra i lavoratori, il 21% è a rischio di reddito basso, percentuale che sale tra donne, giovani e cittadini stranieri.
Nel 2024 circa 3,8 milioni di persone facevano parte della forza lavoro potenziale inutilizzata, di cui oltre due milioni erano inattivi disponibili o in cerca di occupazione. La crescita occupazionale ha riguardato quasi esclusivamente persone con almeno un diploma, mentre chi ha solo la licenza media continua a perdere terreno nel mercato del lavoro.
Emergenza demografica e capitale umano
L’Italia ha perso popolazione per il decimo anno consecutivo, con 58,9 milioni di residenti al 1° gennaio 2025. Il saldo naturale è negativo per oltre 280mila unità, a causa del calo delle nascite (370mila) e della fecondità al minimo storico (1,18 figli per donna). L’invecchiamento è sempre più marcato: il 24,7% della popolazione ha almeno 65 anni.
Il saldo migratorio (positivo per 244mila unità) compensa solo in parte la denatalità. In forte aumento è l’emigrazione giovanile: nel 2023 sono espatriati 21mila giovani laureati, a fronte di soli 6mila rientri.
Permane un ritardo significativo nella formazione: solo il 21,6% della popolazione 25-64 anni è laureata, contro una media UE del 35,1%. Le competenze digitali sono ancora carenti: solo il 45,8% degli italiani ha competenze almeno di base, con forti disparità territoriali e generazionali.
Ambiente e transizione sostenibile
Nel periodo 2005-2024 la produzione da fonti rinnovabili è triplicata, raggiungendo il 49% della produzione elettrica nazionale. Tuttavia, l’Italia resta indietro rispetto a Germania, Francia e Spagna in termini assoluti. Le emissioni climalteranti si sono ridotte del 32% e il consumo di energia del 23%.
Il 2023 è stato l’anno più caldo a livello globale e il secondo in Italia. L’Italia è tra i Paesi UE più colpiti da eventi climatici estremi, con perdite stimate in 134 miliardi di euro dal 1980.
Salute e disuguaglianze
La speranza di vita è aumentata (81,4 anni per gli uomini, 85,5 per le donne), ma si riducono gli anni vissuti in buona salute, soprattutto tra le donne. Cresce la rinuncia alle cure (9,9%), per lunghe liste d’attesa o motivi economici.
Il disagio psicologico è in aumento, con differenze di genere accentuate: le giovani donne tra i 14 e 24 anni risultano particolarmente colpite. Le persone con disabilità (5% della popolazione) riportano condizioni di salute nettamente peggiori, con un’alta prevalenza di malattie croniche.
Il Rapporto annuale 2025 dell’Istat dipinge un Paese che, pur mostrando segnali di resilienza, si confronta con profonde sfide strutturali: dalla crisi demografica alla debolezza del capitale umano, dalla transizione verde alla crescente fragilità sociale. La tenuta dell’Italia passerà dalla capacità di colmare questi gap e rilanciare una crescita più inclusiva e sostenibile.