IBM Italia: IA etica per la crescita
IBM promuove un’IA etica, open source e sicura per migliorare l’efficienza e la competitività in Italia. Ne abbiamo parlato con Daniela Scaramuccia, Partner Public Cluster Leader IBM Consulting Italia
IBM è una delle aziende tecnologiche più importanti al mondo, fondata nel 1911 e conosciuta per il suo ruolo pionieristico nello sviluppo di hardware, software e servizi IT. L’azienda ha una lunga storia di innovazione, dall’informatica tradizionale fino ai moderni campi come il cloud computing, la cybersecurity e l’intelligenza artificiale.
IBM promuove una visione di IA accessibile, sicura, etica e open source, favorendo la digitalizzazione di aziende e organizzazioni di tutte le dimensioni. In Italia, IBM è attivamente impegnata nel contribuire allo sviluppo tecnologico del Sistema Paese, sostenendo la crescita sostenibile attraverso la formazione e la collaborazione tra pubblico e privato.
Per IBM, l’intelligenza artificiale e il cloud ibrido giocano un ruolo fondamentale non solo nel settore privato, ma anche nella Pubblica Amministrazione, dove possono migliorare l’efficienza, automatizzare i processi e offrire servizi migliori ai cittadini. Vediamolo con Daniela Scaramuccia, Partner Public Cluster Leader IBM Consulting Italia.
In questo periodo si parla tanto di intelligenza artificiale, qual è la visione di IBM e che ruolo può avere nello sviluppo del Sistema Paese Italia?
«La tecnologia ha da sempre rappresentato un motore di sviluppo per un sistema paese: stimola l’innovazione, aumenta la competitività e migliora l’efficienza dei servizi. Attraverso la digitalizzazione e l’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate, è possibile affrontare le sfide contemporanee, promuovendo una crescita sostenibile e inclusiva.
La sfida nella sfida è creare valore in modo organico, riuscendo ad avere una visione chiara sulle opportunità e i rischi di un approccio che può risultare frenetico. Nel caso specifico dell’intelligenza artificiale, IBM sposa una visione di IA accessibile, sicura, etica e open source, che possa essere usata per aziende di tutte le dimensioni, migliorando l’efficienza operativa, fornendo insight avanzati e personalizzando le esperienze dei propri clienti.
Perché questa nuova trasformazione digitale abbia successo per il Sistema Paese è però fondamentale che siano presenti le competenze necessarie, competenze sia a livello tecnico che a livello culturale.
Il gap fra domanda e offerta è un sintomo che c’è un disallineamento tra formazione e mercato del lavoro che richiede una sinergia tra pubblico e privato. IBM fa parte di diverse organizzazioni, anche con enti privati, ne è un esempio l’AI-Enabled ICT Workforce Consortium, guidato da Cisco, che include Accenture, Eightfold, Google, Indeed, Intel, Microsoft, SAP e altri, e che si concentra sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulle professioni tecnologiche, identificando nuove opportunità di riqualificazione e aggiornamento professionale.
Siamo tra i soci fondatori di iniziative come la Partnership on AI e l’AI Alliance, una comunità internazionale di sviluppatori, ricercatori e utilizzatori delle migliori tecnologie che collaborano per promuovere un’intelligenza artificiale aperta, sicura e responsabile».
Nella vostra esperienza, ritenete che l’intelligenza artificiale avrà impatto anche nella Pubblica Amministrazione? Ci sono degli esempi?
«Certamente. L’AGID, Agenzia per l’Italia digitale, ha affermato nel suo documento di Strategia nazionale per l’intelligenza artificiale che la PA gioca un ruolo chiave, rappresentando un “dominio privilegiato di azione”. Stiamo vivendo un momento storico in cui si presenta un’opportunità straordinaria per migliorare la competitività del settore pubblico e la qualità dei servizi offerti ai cittadini. È il connubio tra l’intelligenza artificiale e l’hybrid cloud a
giocare un ruolo cruciale. L’hybrid cloud, combinando i vantaggi del cloud pubblico e privato, offre flessibilità e scalabilità, permettendo alla PA di gestire i dati in modo sicuro ed efficiente, di ottimizzare le risorse, ridurre i costi e garantire una maggiore resilienza operativa.
L’ IA, d’altro canto, può rivoluzionare la PA sotto diversi aspetti, dalla gestione delle procedure amministrative alla facilitazione delle interazioni tra cittadini e strutture governative, ma deve essere messa in condizione di funzionare efficacemente: infrastrutture robuste e dati di qualità sono le chiavi di volta.
I principali ambiti in cui già oggi l’IA e l’hybrid cloud stanno trovando impiego garantendo valore sono tre. Il primo riguarda il modo in cui cittadini, imprese e PA interagiscono. Grazie a chatbot e assistenti virtuali si possono fornire assistenza 24/7 personalizzata, riducendo i tempi di attesa, migliorando l’accessibilità e la fruibilità dei servizi pubblici. Il secondo l’efficientamento dei flussi di lavoro attraverso supporti decisionali e automatismi.
La PA è spesso caratterizzata da processi burocratici complessi e ripetitivi. IA e hybrid cloud possono far parlare sistemi complessi e automatizzare molte di queste attività, riducendo il carico di lavoro per i dipendenti pubblici e aumentando la produttività.
Ad esempio, algoritmi di machine learning possono essere utilizzati per elaborare grandi quantità di dati dislocati e identificare pattern, permettendo di prendere decisioni più informate e rapide. Infine, l’IA consente di gestire la complessità informativa e restituire conoscenza.
La Pubblica Amministrazione gestisce una vasta quantità di dati e informazioni, spesso disomogenei e difficili da analizzare, frutto di archiviazioni e processi datati che sono scarsamente digitalizzati o progettati in silos.
Le soluzioni di IA possono essere impiegate per integrare e analizzare questi dati, fornendo conoscenze preziose per migliorare la gestione del patrimonio informativo che è la base di conoscenza e il vero valore di una PA. Molte amministrazioni pubbliche stanno testando varie soluzioni di IA e alcune sono già in produzione.
Per esempio, INPS Risponde è stato dotato di un motore decisionale basato su IA in grado di valutare la complessità delle richieste di supporto del cittadino, rispondere direttamente nel caso sia in grado (e aiutando quindi a sfoltire il carico di lavoro degli operatori) oppure direzionando la problematica ai giusti team tecnici, evitando colli di bottiglia, assegnazioni sbagliate e riducendo i tempi di attesa. Un esempio
di utilizzo del machine learning è quello di Metropolitane Milanesi, in cui sono stati sviluppati algoritmi per il controllo dei consumi idrici, la previsione di picchi o situazioni anomale. Sfruttando le capacità previsionali dei modelli è possibile gestire in maniera preventiva situazioni di rischio e riuscire a garantire un servizio affidabile e continuativo».
Oltre all’intelligenza artificiale, ci sono altri trend tecnologici in atto? Uno sguardo sul futuro e su come vi preparate ad affrontarlo.
«Sicuramente un’altra area che merita grande attenzione è quella della cybersecurity. Come IBM promuoviamo un approccio zero trust e investiamo in tecnologie come la crittografia omomorfica e l’IA per la sicurezza informatica.
A conferma di questo impegno è stata recentemente inaugurata la IBM CyberAcademy di Roma patrocinata da ACN (Agenzia per la cybersicurezza nazionale) a disposizione di aziende, istituzioni ed enti di formazione, con la quale si intende contribuire agli obiettivi della strategia per la sicurezza informatica nazionale accrescendo la consapevolezza e la cultura digitale e indirizzando anche il fabbisogno di competenze in materia di cybersecurity.
Inoltre, IBM sta anche lavorando su soluzioni di crittografia post-quantistica, collaborando con il NIST (National Institute of Standards and Techology) per sviluppare algoritmi resistenti agli attacchi quantistici.
I computer quantistici risolveranno problemi complessi che i computer classici non possono affrontare, rivoluzionando settori come la chimica, la scienza dei materiali e l’ottimizzazione, ci stiamo preparando per un futuro in cui la potenza del quantum computing rappresenterà sia un’opportunità che una sfida per la sicurezza dei dati».