Fondazione Bellora e il progetto terraLUNA

La Fondazione Bellora supporta l’autonomia e la dignità delle persone autistiche. Vediamolo insieme alla direttrice generale Vanna Barca
L’ente di Gallarate, accanto ai servizi a favore delle persone anziane, sta sviluppando il progetto terraLUNA, dedicato alle persone portatrici di disturbi dello spettro autistico e ai loro familiari. Abbiamo intervistato la direttrice generale della Fondazione Bellora Vanna Barca.
La Fondazione Bellora, nata alla fine del XIX secolo come ricovero di mendicità e lavoro, si è evoluta negli anni fino a erogare servizi di grande utilità sociale. Quali sono le persone alle quali vi rivolgete e qual è la vostra strategia di cura?
«Oggi la Fondazione Bellora gestisce due RSA (Residenze Sanitarie Assistite) nel territorio di Gallarate, con circa 200 pazienti anziani da accudire, in modalità residenziale e semi-residenziale. Una nostra misura molto innovativa è la RSA aperta, un progetto che supporta gli anziani nel proprio domicilio. I servizi offerti sono vari e differenziati: educativi, fisioterapici e di assistenza tutelare in genere: è una presa in carico completa della persona nella propria abitazione, che comprende quelle competenze ben strutturate presenti giornalmente nelle nostre RSA attraverso un’equipe multidimensionale e multifunzionale di medici, infermieri, operatori sociosanitari, fisioterapisti e educatori.
Ritengo che sia molto importante valorizzare le strutture residenziali come le nostre, in quanto abbiamo delle conoscenze molto approfondite che ci permettono di andare anche sul territorio e che negli anni ci hanno permesso di qualificarci come specialisti degli anziani. Sei anni fa ci siamo posti il problema di dare risposte ancora più appropriate alle persone che risiedono nel nostro territorio di appartenenza, non solo quello gallaratese, ma anche quello della provincia di Varese.
Interrogandoci su nuovi bisogni a cui rispondere, è venuto fuori un tema su cui oggi comincia a esserci sempre più attenzione e visibilità: è il tema dell’autismo, su cui c’è ancora tanto da fare e da scoprire. La domanda di servizi rivolti a persone autistiche è in crescita, in quanto le famiglie interessate soffrono grandi disagi e difficoltà.
Attraverso la costituzione di tavoli tecnici territoriali è nata la necessità di affrontare il disturbo dello spettro autistico in tutto il suo ciclo di vita, da quando si presenta fino all’età adulta, con particolare attenzione alla fase in cui queste persone non avranno più il supporto dei loro genitori, il cosiddetto “dopo di noi”. Si passa attraverso alcune fasi fondamentali: la diagnosi precoce e la presa in carico in modo intensivo, come unica risposta efficace per il trattamento.
Non ci sono ancora degli studi scientifici in grado di individuare le cause di questo disturbo, ma per fortuna è noto che attraverso strumenti da noi seguiti come l’Analisi Comportamentale Applicata ABA si è in grado di attenuare in maniera molto significativa le problematiche comportamentali. Grazie a questo metodo siamo arrivati ad oggi a trattare 70 bambini autistici: attraverso la diagnosi precoce, il primo bambino che siamo riusciti ad avere in cura aveva 17 mesi e attualmente abbiamo anche ragazzi di 14-15 anni.
I risultati, ci tengo a dirlo, hanno un’evidenza scientifica importante e sono documentati: non vengono fuori soltanto dalla percezione di ciascun attore, ma emergono da test clinici, convalidati nel contesto familiare e nel contesto scolastico. Il nostro è un supporto che si estende a tutta la rete dei servizi, per esempio alla rete familiare e scolastica, attraverso percorsi di formazione rivolti agli insegnanti».
Tutte queste iniziative stanno trovando casa nel centro terraLUNA. Di cosa si tratta?
«Il centro terraLUNA è nato per dare una risposta concreta al tema dell’autismo. Il 3 febbraio 2023 è stato inaugurato il primo lotto di questo centro, che vuole diventare un punto di riferimento europeo nella presa in carico dell’autismo a 360 gradi e che accoglie e cura ad oggi 70 bambini. L’edificio è in via di realizzazione nel cuore di Gallarate, all’interno di un ex istituto scolastico che apparteneva alla Curia di Milano e che noi abbiamo acquistato nel giugno 2018, per poi sottoporlo a un processo di ristrutturazione, iniziato grazie a un finanziamento di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.
Si estende su 5mila metri quadri più altrettanti di terreno e segue nel suo sviluppo architettonico gli stadi evolutivi dei bambini e dei ragazzi autistici. Al piano rialzato si trovano la reception, la sala di attesa, le stanze di cura per le terapie, la sala polifunzionale e il bar/caffetteria gestito in collaborazione con ragazzi autistici. Il secondo piano ospita altre stanze di cura e laboratori d’arte e mestieri per promuovere l’inclusione sociale e lavorativa degli adolescenti e dei ragazzi.
Il terzo piano sarà dedicato al condominio solidale per forme di co-housing protetto per i giovani, mentre gli appartamenti per gli adulti si trovano al quarto piano. Il centro sarà dotato anche di una palestra e di aree per le attività motorie, di una piscina terapica, di un polo culturale con biblioteca, internet point e spazi per co-working digitale e di terrazze esterne con serre e orti didattici. Il metodo scientifico su cui si basa il centro terraLUNA è stato sviluppato in partnership con IESCUM, Istituto Europeo per lo Studio del Comportamento Umano, ed è stato sperimentato nel corso del triennio 2020-22 grazie al progetto Autismo, un modello transfrontaliero di cura e inclusione”, realizzato con INTERREG Italia-Svizzera.
Teniamo molto al nostro progetto di inserimento lavorativo, in quanto siamo fermamente convinti che la dignità di una persona passi attraverso il lavoro. Non crediamo all’assistenzialismo, ma crediamo al fatto che dare strumenti a queste persone può aiutarle a diventare il più possibile autonome. Il progetto è partito in collaborazione con un’impresa molto illuminata. Si chiama Ristorazione Oggi, che gestisce il nostro centro cottura e che ha reso operativi 5 ragazzi con autismo, che ogni giorno preparano 800 pasti per gli ospiti delle nostre RSA.
Dopo due anni di tirocinio nel centro cottura hanno cominciato a lavorare in un ristorante, con un entusiasmo che ha reso l’impresa molto soddisfatta di loro. Inoltre, per favorire l’autonomia di vita stiamo costruendo degli appartamenti: il co-housing protetto consiste in degli spazi dove a rotazione questi ragazzi che vanno a lavorare fuori o che lavorano all’interno dello stabile possano abitare e vivere in maniera autonoma».
Il vostro lavoro si sposa con la pratica sempre più diffusa della responsabilità sociale d’impresa. Come state interagendo con le imprese del territorio?
«Abbiamo tante imprese che ci supportano, tra queste una risposta importante l’ha data Carrefour, con cui stiamo avviando un progetto molto interessante, che ha portato all’inserimento lavorativo di sette ragazzi autistici all’interno di un supermercato, sempre a Gallarate. Mi auguro che questo sia solo l’inizio, perché il nostro obiettivo è quello di dare l’opportunità a molti ragazzi di avviare un percorso di dignità. Devo dire che le imprese che ci stanno aiutando credono in quello che noi stiamo facendo e quindi ci aiutano anche economicamente, vista l’importanza del progetto terraLUNA.
Una cosa importante che possono fare è cominciare sempre di più ad assumere le persone con autismo. Basti pensare che fanno grande fatica a trovare persone, soprattutto per le mansioni che non sono particolarmente qualificanti. Penso a Carrefour e alla sua difficoltà nel reperire degli scaffalisti. In questo caso i ragazzi autistici possono diventare delle belle risorse, si tratta solo di farli sentire ben inseriti, ben formati e ben accompagnati: questi ragazzi aspettano soltanto di essere riconosciuti e di essere inseriti in un contesto sociale. Purtroppo, in Italia dopo i 18 anni la persona non è più riconosciuta come autistica ed entra nelle psichiatrie, dove non sempre si ha una conoscenza in materia di autismo.
Noi invece ci impegniamo a inserirli in un percorso di accompagnamento al lavoro. Per fare questo analizziamo i bisogni delle aziende, cerchiamo di capire quali sono le loro necessità e poi andiamo a selezionare i ragazzi in funzione di questi bisogni. Accompagniamo i ragazzi attraverso percorsi di inserimento sociale, che sono i più difficoltosi. Pensi cosa vuol dire per un ragazzo con delle difficoltà di comunicazione entrare in un supermercato e dover avere a che fare con i clienti e con i colleghi.
Questa è una bella scommessa ed è un percorso che l’azienda apprezza, perché è diverso da quello che viene proposto dagli uffici di collocamento con le liste del collocamento mirato. Non sempre all’interno di una lista c’è la persona adatta alle esigenze dell’aziende e molti imprenditori mi hanno raccontato che i casi di successo sono pochi. Il nostro percorso, al contrario, facilita il successo e aiuta i ragazzi a trovare la loro strada».
La Fondazione Bellora è stata la prima RSA in provincia di Varese a essere riconosciuta come “azienda che promuove la salute”. Questa è una buona prassi che può essere di esempio per tutte le aziende. Come portate avanti questo riconoscimento e che valore ha per voi?
«Esatto, si tratta del progetto WHP – Workplace Health Promotion, che mira a diffondere e favorire l’adozione di buone prassi nelle aziende, nell’ottica della promozione del benessere dei propri dipendenti. Da anni portiamo avanti progetti sul benessere delle nostre risorse umane, attraverso iniziative di supporto e di facilitazione rivolte alle persone che lavorano con noi. I nostri medici sono a disposizione delle nostre risorse e anche dei loro familiari per degli screening sul loro stato di salute, per una presa in carico a 360 gradi dei nostri operatori.
Siamo una realtà che si occupa di servizi alla persona e per questo il personale che lavora qui deve essere particolarmente tutelato, in modo che possa trasferire tutta la sua serenità anche ai nostri ospiti. Per esempio, abbiamo istituito un corso di pilates per i nostri dipendenti, un’attività che può aiutarli a ottenere un corpo elastico e a prevenire gli infortuni sul lavoro, provocati dalle attività gravose dal punto di vista fisico che spesso si trovano ad affrontare».