Fare impresa di prima generazione
Barbara Graffino, presidente del GGI Unione Industriali di Torino, esplora il ruolo dell’innovazione e del fare impresa
Il Gruppo Giovani Imprenditori è un movimento di opinione che, nell’ambito di Confindustria, riunisce imprenditori e manager al di sotto dei 40 anni di età. Il Gruppo dell’Unione Industriali di Torino, costituito nel dicembre 1959, fu il primo ad essere fondato e dal 9 maggio 2023 è presieduto da Barbara Graffino. Ecco la nostra intervista.
Come giovane imprenditrice e dirigente, qual è l’attenzione che riserva al tema dell’innovazione?
«Nella grandissima fase di trasformazione che sta investendo oggi qualsiasi settore produttivo e industriale, l’attenzione all’innovazione è continua e costante. Il cambiamento, che riguarda grandi sfide come l’uso delle fonti energetiche e l’intelligenza artificiale, deve basarsi su un’innovazione aperta.
Gli imprenditori devono avere una mentalità aperta, devono continuare a guardare fuori e anche in qualche modo lasciarsi anche contaminare. I confini della propria impresa cambiano con l’evolversi di tutte queste trasformazioni e l’innovazione deve essere rappresentata anche dai nuovi imprenditori: noi abbiamo bisogno di nuove imprese; infatti, rispetto al passato le imprese di oggi durano molto meno e, inoltre, ci sono ancora poche start up.
Dobbiamo investire nel formare nuovi imprenditori, attraverso un passaggio generazionale nelle aziende che ci permetta di creare una nuova generazione di imprenditori. Un altro aspetto fondamentale è il reskilling, con percorsi formativi per aiutare chi aveva competenze che oggi non servono più a essere di nuovo utili e attuali.
Per tutte le classi di età rimane l’importanza di essere formati alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale, che altro non è che la capacità di gestire una quantità sempre maggiore di dati e informazioni. A essa bisogna guardare non come un nemico, ma come un alleato a beneficio dell’incremento della produttività, che è un po’ il tallone d’Achille dell’industria italiana».
Quali sono le iniziative proposte dal GGI dell’Unione Industriali di Torino in tema di innovazione e in generale di networking?
«Tra quelle più recenti c’è il percorso di formazione alla scoperta dell’ecosistema delle start up francesi, che ci ha permesso di visitare a fine ottobre Station F, l’incubatore di start up più grande al mondo: 34mila metri quadrati nella Halle Freyssinet, un ex deposito ferroviario nel centro di Parigi.
Abbiamo potuto vedere come altri paesi fanno innovazione e quali sono i principali trend dell’innovazione. Questo aiuta a essere formati e competenti: io sono convinta che per essere classe dirigente bisogna studiare. Inoltre, bisogna spingere sul fatto che l’impresa possa essere una opportunità di lavoro.
Fino a poco tempo fa, ossia prima della rivoluzione digitale, le carriere erano poche e abbastanza scontate e fare l’imprenditore non era una prospettiva, a meno che non si avesse in famiglia un altro imprenditore.
Adesso, invece, fondare una start up è diventata un’opportunità di carriera per i giovani. Fare impresa, anche di prima generazione, si può. Come Giovani Imprenditori, abbiamo creato insieme alla media company Will Media un programma di educazione all’imprenditorialità: attraverso una serie di video podcast, imprenditori di vari settori d’età hanno raccontato in maniera informale come e perché sono diventati imprenditori.
Le testimonianze, dal titolo CEO Insights: Storie di Impresa, non sono state solo da parte di coloro che hanno un’impresa familiare, ma anche da parte di imprenditori di prima generazione. Un protagonista molto interessante è stato Luca Ferrari, Ceo di Bending Spoons, un’azienda tech italiana fra le prime al mondo per sviluppo e distribuzione di app per dispositivi mobili.
Altri protagonisti sono stati Marco Lavazza, vicepresidente di Lavazza Group; José Rallo, Ceo di Donnafugata, una delle aziende vinicole più importanti d’Italia; Stefano Buono, il fondatore di Newcleo, una delle aziende più innovative del mondo nel settore dell’energia nucleare.
Un’altra nostra iniziativa, sempre insieme a Will Media, è stata Start Hack – L’hackathon per la tua idea di startup, una challenge di sviluppo imprenditoriale rivolta a GenZ e Millennial nell’ambito del programma di Torino Capitale della cultura d’impresa 2024.
Abbiamo invitato giovani da tutto il Nord Italia, per provare a lavorare su idee d’impresa e per stimolarli a vedere l’impresa come un’opportunità. Siamo orgogliosi delle tante partnership che abbiamo ottenuto nell’ambito di Torino Capitale della cultura d’impresa, perché ci hanno permesso di fare cultura d’impresa e di raccontare cosa vuol dire essere imprenditori.
In un contesto di innovazione aperta, che noi auspichiamo e cerchiamo di praticare, le partnership e le alleanze di territorio, anche trasversali, sono le migliori. Oggi, infatti, sono richieste competenze non più orizzontali e a compartimenti stagni e soltanto l’unione di visioni diverse può provare a dare risposte alle sfide che abbiamo davanti.
La parola d’ordine è essere aperti alla contaminazione, in quanto quello che può fare la differenza non sono tanto le questioni tecniche quanto gli approcci culturali».