Dal deep tech alla Woodstock delle Idee

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Dal deep tech alla Woodstock delle Idee: la visione di Enrico Pandian per il futuro dell’Italia

Dal deep tech all’energia, passando per la cultura imprenditoriale e la “Woodstock delle Idee”: Pandian racconta come liberare il potenziale innovativo italiano.

L’Italia è un Paese che vanta una lunga tradizione imprenditoriale, fatta di aziende familiari che hanno saputo conquistare mercati internazionali, ma che oggi si trova davanti a una sfida cruciale: ripensare il proprio modello di crescita alla luce delle trasformazioni globali. Transizione energetica, digitalizzazione, rivoluzione biotech, nuove forme di longevità attiva: sono tutte onde che stanno cambiando radicalmente l’economia mondiale. Eppure, troppo spesso, l’Italia sembra restare ai margini, osservando più che guidando il cambiamento.

In questo contesto, voci come quella di Enrico Pandian diventano preziose. Imprenditore seriale, investitore visionario, fondatore e cofondatore di oltre trenta startup, Pandian incarna l’idea che il rischio non sia un ostacolo, ma il cuore dell’innovazione.

                                                                                           

Accanto a lui, in questa intervista,   c’è Cristina Seymandi, manager e imprenditrice, il cui confronto è diretto e tocca tutti i nodi centrali del futuro imprenditoriale del Paese. L’occasione nasce da una riflessione condivisa: in Italia manca un dialogo efficace tra università, imprese e startup. Le eccellenze ci sono, i talenti pure, ma le connessioni restano deboli. Ne deriva un tessuto produttivo che fatica a competere con i grandi hub internazionali dell’innovazione, dall’Europa al mondo anglosassone, fino all’Asia. L’intervista che segue non è solo un botta e risposta: è un viaggio nei pensieri di Pandian, arricchito dalle osservazioni critiche di Seymandi. Dalla sua visione sugli investimenti in energia e salute, al ruolo del deep tech, fino all’analisi della mentalità imprenditoriale italiana e alla nascita della “Woodstock delle Idee”, Pandian offre spunti concreti per comprendere dove siamo e dove potremmo arrivare.

Energia e salute: i settori del futuro

Enrico Pandian: «La risposta è semplice: perché il mondo sta cambiando direzione in maniera radicale. Oggi tutto converge verso l’elettrificazione: auto elettriche, droni, robot industriali, sistemi di mobilità autonoma… tutti questi processi richiedono energia in quantità sempre maggiore e prodotta in maniera sostenibile. Non possiamo più pensare di affrontare il futuro con le logiche di produzione del passato. Per questo mi interessa investire non tanto nei grandi progetti, che spesso finiscono per disperdere risorse, quanto nelle piccole aziende italiane che realizzano componenti straordinari, spesso ignorate dal grande pubblico ma con un potenziale enorme».

Pandian cita un caso concreto: Biocentis, una startup che lavora sul DNA degli insetti per ridurre l’uso dei fitofarmaci in agricoltura. «È un esempio perfetto», spiega, «di come la ricerca possa avere un impatto concreto e positivo sull’ambiente e sulla società. Se riusciamo a sostenerla, possiamo davvero cambiare il modo in cui produciamo cibo, riducendo l’impatto chimico sui campi e sulle persone».

L’approccio di Pandian è chiaro: puntare su settori che hanno bisogno di soluzioni radicali e che offrono spazi enormi per l’innovazione. La salute e l’energia, infatti, sono al centro non solo delle agende politiche, ma anche delle strategie industriali globali.

Deep tech: rischi alti, ritorni altissimi

Enrico Pandian: «Il deep tech è il cuore dell’innovazione. Parliamo di tecnologie basate su ricerca scientifica avanzata: intelligenza artificiale, biotecnologie, nuovi materiali, robotica. Sono settori dove il rischio è altissimo: la possibilità di fallire è concreta, ma allo stesso tempo i ritorni, quando ci sono, sono straordinari. Io credo che l’Italia non possa permettersi di ignorare questo campo».

Il problema, secondo Pandian, è che il sistema accademico italiano non incentiva la trasformazione della ricerca in impresa. «I ricercatori», spiega, «sono spinti a scrivere articoli scientifici per avanzare di carriera, ma non a trasformare quelle scoperte in prodotti o startup. Così le idee restano nei laboratori, invece di arrivare sul mercato. È una distorsione che dobbiamo assolutamente correggere».

Pandian prosegue parlando del contributo dei centri di eccellenza.

La cultura imprenditoriale italiana: un freno all’innovazione

Enrico Pandian: «Perché siamo ancora troppo legati al passato. La cultura imprenditoriale italiana è spesso conservativa: molti imprenditori investono esclusivamente nella propria azienda, senza aprirsi a realtà esterne. C’è poca fiducia reciproca e scarsa abitudine a fare rete. Questo limita enormemente la capacità di crescere».

Il dato più preoccupante, secondo Pandian, è che il 70 % delle aziende italiane non accede ai fondi e ai bandi europei. «Non è solo un problema burocratico», aggiunge, «ma culturale. Mancano visione e competenze specifiche per cogliere queste opportunità. Eppure, parliamo di miliardi di euro disponibili, che altri Paesi sfruttano a pieno mentre noi li lasciamo sul tavolo».

Seymandi sottolinea come questa resistenza abbia radici profonde: «In molte realtà familiari c’è ancora la logica del controllo totale, della paura di delegare. Ma senza apertura, senza contaminazione, si resta indietro».

Woodstock delle Idee: innovare senza barriere

Enrico Pandian: «La Woodstock delle Idee è nata da un’intuizione semplice: creare uno spazio dove gli imprenditori possano incontrarsi senza barriere. La organizziamo due volte l’anno in Sardegna e ospitiamo circa 200 imprenditori. L’obiettivo non è fare conferenze formali o tavole rotonde istituzionali, ma costruire un ambiente informale, dove si possa parlare liberamente, confrontarsi e risolvere problemi concreti. Qui non conta quanto sia grande la tua azienda: conta la tua voglia di condividere e di ascoltare».

L’evento è diventato un laboratorio di idee. «In tre giorni», racconta Pandian, «possono nascere collaborazioni e progetti che in un contesto tradizionale richiederebbero mesi, se non anni. È un modo per far emergere il meglio del potenziale italiano».

Giovani imprenditori e visione per il futuro

Enrico Pandian: «Il nostro Paese ha eccellenze uniche, ma deve imparare a giocare in squadra, anche a livello internazionale. Dobbiamo superare la paura del rischio. Io vedo molto potenziale nelle nuove generazioni: i giovani imprenditori sono più pronti a sperimentare, a contaminarsi, a guardare oltre i confini. In loro vedo il futuro dell’Italia».

Pandian chiude con un messaggio di speranza: «Se riusciremo a superare la paura di innovare, l’Italia potrà diventare un laboratorio mondiale di idee. Abbiamo le competenze, abbiamo i talenti, abbiamo la creatività. Serve solo il coraggio di metterli a frutto».

La Woodstock delle Idee rappresenta simbolicamente questa nuova strada: uno spazio aperto, libero, dove imprenditori grandi e piccoli possono confrontarsi alla pari, condividendo esperienze e visioni. È da iniziative come questa, e dall’impegno di figure come Pandian e Seymandi, che può nascere una nuova cultura imprenditoriale italiana. Un’Italia che non ha paura di rischiare, che sa dialogare con il mondo e che finalmente mette il capitale umano e l’innovazione al centro del proprio futuro.

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La Redazione

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