• 7 Luglio 2024

Cluster SPRING: il pilastro della bioeconomia

 Cluster SPRING: il pilastro della bioeconomia

Il Cluster italiano della bioeconomia circolare SPRING, rappresenta grandi realtà operanti nel settore della raccolta della biomassa. Abbiamo intervistato Mario Bonaccorso, direttore del Cluster SPRING

La bioeconomia, oltre a includere tutto il settore primario (agricoltura, silvicoltura, industria alimentare, pesca) comprende l’industria biobased. Si tratta di un settore che sviluppa biocombustibili, sul quale l’Italia può vantare una leadership storica fin dai tempi di Montedison, con Raul Gardini e con il centro di ricerca Fertec, da cui nasce poi Novamont.

Tra gli attori che stanno investendo in biotecnologie e nell’impiego di fonti biologiche rinnovabili c’è Eni, che ha riconvertito gli impianti di Gela e Porto Marghera in bioraffinerie, avviando lo stesso processo anche a Livorno. In Sardegna c’è Matrica, il sito Eni di Porto Torres, una joint venture tra Novamont, leader nel mercato delle bioplastiche e Versalis, società del gruppo Eni impegnata nella chimica sostenibile e circolare.

Che cos’è la bioeconomia e qual è il suo contributo alla costruzione di un’economia sostenibile?

«La bioeconomia comprende le attività economiche che utilizzano risorse biologiche rinnovabili del suolo e del mare – e anche scarti, residui o sottoprodotti – per produrre cibo e mangimi, materiali, energia e servizi. Essa rappresenta un fattore potente di innovazione e resilienza.

Lo dicono due studi recenti: nel primo, il rapporto La bioeconomia in Europa, realizzato da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Cluster SPRING, emerge la presenza di un meta-settore che incide per l’11 per cento sul valore della produzione dell’economia nazionale, con 415 miliardi di euro e circa 2 milioni di occupati; nel secondo, un’indagine presentata a marzo 2024 insieme a Unioncamere, all’Istituto Tagliacarne e al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, si dimostra come la bioeconomia abbia recuperato più velocemente di altri settori i valori pre-pandemici.

L’indagine è stata svolta su un campione di 2mila imprese nel periodo 2022-2023, evidenziando come la transizione dal fossile alla materia prima biologica sia legata alla volontà di innovare il processo produttivo (64,8 per cento degli intervistati), alla richiesta del mercato di riferimento (67 per cento) e soprattutto sia considerata una evoluzione naturale del settore (circa il 75 per cento del campione).

Le materie prime biologiche si trovano in uno stato di prossimità rispetto agli impianti, permettendo di affrancarsi dall’approvvigionamento di fonti fossili dall’estero e creando posti di lavoro sostenibili.

Inoltre, basandosi sui concetti di rigenerazione territoriale e tutela del suolo, si possono riconvertire impianti industriali dismessi, creare inclusione sociale e dare un’integrazione di reddito ai residenti di aree rurali e costiere, riconciliando lo sviluppo industriale con la tutela dell’ambiente e della salute».

ITALIA ECONOMY - Cluster SPRING: il pilastro della bioeconomia
Mario Bonaccorso

Come si configura la rete di soggetti che fanno parte del Cluster SPRING?

«Si tratta di un’associazione no profit, riconosciuta dal Governo e dalla Prefettura di Milano, che mette insieme tanti stakeholder della bioeconomia. Include imprese multinazionali straniere e realtà come il Bio Base Europe Pilot Plant, un impianto pilota pubblico che si trova a Gent, in Belgio. Inoltre, abbiamo università, centri di ricerca pubblici e privati, grandi aziende e start up. I suoi oltre 160 soci, italiani ed esteri, sono consapevoli della necessità di riconciliare l’economia con la società e con l’ambiente e dell’urgenza di mitigare gli effetti devastanti del cambiamento climatico.

Per sviluppare ulteriormente il Cluster è necessario creare un mercato: urge mettere a terra quella ricerca e quell’innovazione in cui siamo bravi, ma in cui veniamo frenati da una sorta di schizofrenia regolatoria, in base alla quale vengono date certe indicazioni e subito dopo vengono cambiate, inducendo gli investitori a portare i finanziamenti al di fuori dell’Europa.

Valutiamo positivamente l’ultima comunicazione della Commissione Europea su Biotecnologie e Biomanufacturing, in cui si propone la semplificazione del quadro legislativo, un accesso più veloce al mercato per i bioprodotti e il sostegno allo scale up delle tecnologie.

 Incoraggiamo anche la riforma dei codici ateco e dei codici nace e la revisione dei sistemi di analisi del ciclo di vita dei prodotti, per non penalizzare i bioprodotti innovativi rispetto agli omologhi di derivazione fossile. Il Cluster, che sta portando avanti tutte queste istanze nel Gruppo di Coordinamento Nazionale per la Bioeconomia, deve essere considerato come una cabina di regia, in quanto comprende interessi trasversali e prevede il coinvolgimento di diversi ministeri.

Altra cosa a cui puntiamo è un sistema che supporti la domanda, sul modello del programma statunitense BioPreferred®, che aiuta i consumatori a identificare facilmente i bioprodotti disponibili in commercio.

Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, il sistema dei comparti pubblici verdi ha consentito nell’ultimo anno preso in esame di avere un valore aggiunto per l’economia pari a 489 miliardi di dollari: la bioeconomia è quindi un settore innovativo che crea ricchezza e che può anche contribuire a distribuire questa ricchezza».

BioInvestIt e Bioeconomy Day sono due eventi con i quali il Cluster Spring si sta facendo conoscere. Come si sono svolti?

«Le start up nel settore della bioeconomia faticano a crescere a causa della carenza di fondi di venture capital. Nel 2023, dopo il nostro accordo con l’European Circular Bioeconomy Fund (ECBF), si è svolto un roadshow nazionale in collaborazione con Terra Next, un programma di accelerazione per startup e Pmi innovative nella bioeconomia, promosso da CDP Venture Capital con Intesa Sanpaolo Innovation Center e Cariplo Factory.

Proprio in occasione di questa prima edizione di BioInvestIt, svoltasi lo scorso 14 maggio, le start up finaliste e le aziende che abbiamo selezionato nel corso del roadshow hanno presentato i loro progetti a investitori internazionali, allo scopo di ottenere finanziamenti.

L’obiettivo è anche promuovere la nascita di fondi specifici per la bioeconomia e creare un evento europeo per unire le forze dei vari cluster nazionali, operando come un’entità sovranazionale.Il 23 maggio è stata la volta della sesta edizione del Bioeconomy Day, con eventi su tutto il territorio nazionale, rivolti a famiglie, studenti ed addetti ai lavori.

Ogni rivoluzione industriale è accompagnata da una rivoluzione culturale, che renda le persone consapevoli del fatto che sono tanti i bioprodotti presenti nella nostra vita quotidiana. Per portare avanti un’opera di decarbonizzazione e defossilizzazione, è necessario far capire all’opinione pubblica quali sono i benefici della bioeconomia.

Un altro evento, in programma per il 3 e 4 ottobre a Bologna, è IFIB 2024, il Forum Internazionale sulla Bioeconomia e le Biotecnologie, in collaborazione con l’Italian Trade Agency e con la Regione Emilia-Romagna. Alla presenza dei maggiori stakeholder mondiali della bioeconomia, degli incontri one-to-one favoriranno la creazione di partnership tra ricercatori e imprese e tra le stesse imprese.

Desideriamo creare un manifesto europeo dei cluster, per portare una posizione condivisa alle neoelette istituzioni europee».

Per approfondimenti visita il sito di Cluster SPRING

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Giulia Baglini

Giulia Baglini, giornalista.

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