Bologna Business School, la formazione dei manager del domani

Alfredo Montanari racconta come la Bologna Business School prepara manager e imprenditori ad affrontare le sfide globali, puntando su sostenibilità, digitalizzazione e un approccio interdisciplinare orientato all’esecuzione
Nata nel 2000 per poi fondersi nel 2006 con Profingest Management School, oggi la Bologna Business School è la più grande business school di un’università pubblica in Italia. Il suo approccio di qualità, interdisciplinare e internazionale, che coniuga la più tradizionale istruzione accademica con l’esperienza del mondo imprenditoriale, la rende il punto di riferimento dell’Ateneo per la formazione manageriale post-laurea. Ne parliamo con Alfredo Montanari, un passato da direttore delle risorse umane e oggi Adjunct Faculty e Senior Advisor presso la Bologna Business School, dove ha precedentemente ricoperto il ruolo di Managing Director da maggio 2010 a luglio 2021.
Quale ruolo ha la Bologna Business School nel dare forma al presente e al futuro dell’Emilia-Romagna, considerando anche il periodo di instabilità che stiamo attraversando a livello globale?

«Il ruolo della Bologna Business School è ovviamente quello di supportare l’acquisizione di competenze da parte di manager, leader e imprenditori sia per il presente che per il futuro. Nella nostra esperienza, queste tre dimensioni di imprenditoria, leadership e managerialità vanno sempre più di pari passo: gli imprenditori sono interessati a sviluppare più competenze manageriali e allenarsi sulle capacità di leadership, così come i manager desiderano sviluppare capacità di visione, di sintesi e di presa di decisione più tipiche invece degli imprenditori.
La Bologna Business School è una Fondazione che è espressione di più dipartimenti, caratteristica insolita per questo tipo di scuole: crediamo fortemente che questo approccio interdisciplinare sia un valore aggiunto che mette a confronto punti di vista diversi con l’intenzione di trasformare in realtà ciò che si impara e passare dalla visione all’esecuzione. Sempre su questo piano, è fondamentale riuscire a pensare in modo lungimirante pianificando sul lungo periodo, ma in contesti come quello che viviamo serve anche la capacità di sapersi adattare e di improvvisare, trovando una soluzione nell’immediato.
Serve, inoltre, sviluppare capacità di leadership, cioè “fare in modo che le cose succedano”, a prescindere dalle responsabilità gerarchiche. Sicuramente, ponendo attenzione a questi aspetti la Business School può fare molto, per esempio portando in aula casi di studio e favorendo il confronto tra i partecipanti».
Allo stesso modo, quali sono le sfide che con cui i manager di oggi saranno chiamati a confrontarsi?
«Ce ne sono due che sono sono sulla bocca di tutti da tempo ormai: la prima è incorporare il tema della sostenibilità nel proprio modello di business, che non significa soltanto fare una rendicondizione di sostenibilità, ma ripensare a come generare valore in maniera sostenibile, dal punto di vista ambientale, sociale e della governance, ovvero della capacità organizzativa complessiva.
La seconda sfida è ripensare il proprio modello di business utilizzando e valorizzando il potenziale della digitalizzazione che, al giorno d’oggi, sta cambiando radicalmente il modo in cui si lavora».
Ad aprile la Bologna Business School tiene una serie di incontri per presentare i prossimi master universitari e i Global MBA: quali sono le novità dell’offerta formativa?
«La Bologna Business School offre periodicamente degli Open Day in cui è possibile fare esperienza dal vivo dei nostri programmi, che sono rivolti sia a neolaureati (Master Full Time) sia a persone che già lavorano e vogliono migliorare le proprie competenze e le loro opportunità di crescita (Master Executive).
Per noi il rinnovamento è strutturale: ci obblighiamo ogni anno a rivedere i programmi della scuola attraverso processi interni di discussione tra Advisory Board, composti da manager e imprese rilevanti per il tema del master, rappresentanti
degli studenti e professori universitari, per fornire un’offerta all’altezza delle aspettative del momento. Negli ultimi anni, si è fatta sempre più pressante la necessità di approfondire, in particolare, il ruolo dell’intelligenza artificiale e i master che offriamo sul tema hanno chiaramente un taglio manageriale piuttosto che tecnico in senso stretto».
Lei è co-fondatore e Managing Director di Regenesi e Regentech: quali spunti portano queste sue esperienze al suo ruolo di Senior Advisor?
«Mi stanno insegnando molto: in primis, a focalizzare l’attenzione sulle questioni chiave. Se nei precedenti ruoli che ho ricoperto – come manager, direttore delle risorse umane e Managing Director della BBS – ho imparato a seguire i processi in maniera corretta e a trovare l’equilibrio complessivo della articolata struttura organizzativa della Fondazione, adesso come imprenditore la sfida più grande è inventarsi tutti i giorni la propria agenda e “fare in modo che le cose succedano”, come dicevamo prima. C’è questa attenzione alle cose che possono “fare la differenza” che mi convince ancora di più dell’approcio interdisciplinare e orientato all’esecuzione caratteristico della Bologna Business School».
Lei ha un passato importante nell’ambito delle risorse umane: che tipo di azioni devono mettere in atto le aziende, oggi, per contribuire allo sviluppo delle proprie risorse umane? Che tipo di leadership è necessario per sostenere le imprese in questo percorso di rinnovamento?
«Sicuramente lo sviluppo delle risorse umane, specialmente in questo momento di cambiamento, passa dall’incrementare i processi di apprendimento. La sfida per una direzione delle risorse umane contemporanea è quella di creare un contesto in cui si possa sia performare – e, quindi, portare risultati – sia continuare ad apprendere. Una buona leadership deve riuscire a miscelare queste due cose, diventando il garante dei principi concreti su cui si fonda l’azienda, andando a stimolare, favorire e supportare un ambiente di lavoro sano, collaborativo e funzionale rispetto agli obiettivi. C’è sicuramente ancora molto bisogno di professionisti di alto profilo con queste caratteristiche».