Agricoltura e servizi trainano l’economia, migliora il deficit pubblico ma cresce la pressione fiscale
Nel 2024 l’economia italiana ha registrato un incremento del Pil in volume pari allo 0,7%, sostenuto dalla domanda interna (+0,6 punti percentuali) e dalla domanda estera netta (+0,1 punti). Dal lato dell’offerta, il valore aggiunto è aumentato in agricoltura (+2,0%), costruzioni (+1,1%) e servizi (+0,8%), restando invece stabile nell’industria in senso stretto.
La crescita è stata accompagnata da un aumento dell’input di lavoro (+2,2% delle unità di lavoro) e da un significativo incremento dei redditi da lavoro dipendente (+5,2%). Le retribuzioni lorde sono salite del 5,3%, con aumenti più marcati nelle costruzioni (+5,6%) e nei servizi (+5,7%), mentre si è registrato un calo in agricoltura (-2,0%).
Consumi e investimenti
Nel 2024 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è cresciuta dello 0,5% in volume. La componente dei servizi è aumentata dello 0,8% e quella dei beni dello 0,5%. Significativi gli incrementi nelle spese per trasporti (+3,9%), informazione e comunicazioni (+4,3%) e alberghi e ristoranti (+2,0%). Negative, invece, le variazioni per vestiario e calzature (-3,4%) e per servizi sanitari (-3,8%).
Gli investimenti fissi lordi hanno segnato un aumento dello 0,5%, trainati dalle costruzioni (+1,5%) e dai prodotti della proprietà intellettuale (+2,6%), mentre sono calati i mezzi di trasporto (-4,6%) e le macchine e attrezzature (-1,5%).
Finanza pubblica e pressione fiscale
Sul fronte dei conti pubblici, il rapporto tra indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche e Pil è sceso al -3,4% (era -7,2% nel 2023), con un saldo primario tornato positivo a +0,5%. Il miglioramento è stato reso possibile dalla crescita delle entrate correnti (+56,7 miliardi), superiore a quella delle uscite correnti (+38,3 miliardi).
Le entrate complessive delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate del 3,9%, raggiungendo il 47,1% del Pil. Sono cresciute soprattutto le imposte dirette (+6,7%), le imposte indirette (+6,1%) e i contributi sociali (+4,3%). In forte calo invece le entrate in conto capitale (-70,8%), legate alla riduzione dei contributi europei per il PNRR.
La pressione fiscale si è attestata al 42,5%, in aumento rispetto al 41,2% del 2023, tornando sui livelli del biennio 2020-2021.
Spesa pubblica
Le uscite complessive delle Amministrazioni pubbliche sono diminuite del 3,5% rispetto al 2023, pari al 50,4% del Pil. Le uscite correnti sono cresciute del 4,0%, spinte dalle prestazioni sociali in denaro (+5,1%), dalla spesa per interessi (+10,1%) e dai redditi da lavoro dipendente (+4,8%).
Le uscite in conto capitale, invece, sono calate del 40,0%, soprattutto per la riduzione della spesa legata al Superbonus e al Bonus facciate, solo in parte compensate da un aumento degli investimenti (+16,3%).
Revisioni delle stime
L’ISTAT ha inoltre aggiornato le stime per il biennio 2023-2024. Per il 2023 la crescita del Pil in volume è stata rivista all’1,0% (dallo 0,7% precedentemente stimato). Per il 2024, invece, il tasso di crescita dello 0,7% è stato confermato, pur con aggiustamenti nelle componenti settoriali e della domanda interna.
Fonte: ISTAT