Baker Hughes guida la transizione energetica con tecnologia e ingegneria. Investe in formazione, collaborazioni pubblico-private e ricerca, puntando a emissioni nette zero entro il 2050 e sostenendo il territorio
«La nostra è un’azienda di tecnologia, ingegneria e produzione manifatturiera a supporto del mondo dell’energia e dell’industria», spiega Ludovica Fiaschi, direttore Affari Istituzionali di Baker Hughes, con una delega specifica alle relazioni istituzionali con gli stakeholder dell’educazione, della formazione, delle università e della ricerca. È proprio partendo da questo ruolo che Fiaschi racconta come l’azienda affronta la transizione energetica: «Siamo un attore immerso in questo e il nostro obiettivo è quello di renderla sempre più competitiva e sostenibile affermandoci come la prima scelta nel panorama delle tecnologie energetiche del futuro».
«Per fare innovazione servono risorse», continua Fiaschi. «Il nostro asset principale sono le persone. Per un’azienda tecnologica, il valore risiede nella capacità di individuare talenti in grado di proiettarsi nel futuro, che riescano ad esplorare soluzioni che coinvolgano e che sappiano sfruttare al meglio le risorse energetiche disponibili, quali l’idrogeno, la geotermia, l’utilizzo e la cattura dell’anidride carbonica e lo stoccaggio di energia».
Baker Hughes opera in Italia principalmente attraverso Nuovo Pignone, con 8 stabilimenti dalla Lombardia alla Calabria. «Ogni sito concorre al prodotto finale, soprattutto turbine e compressori – e ogni stabilimento ha negli anni attivato alcune Academy formative per soddisfare specifici bisogni. Ma non ci limitiamo ad attivarci nel momento del bisogno, lavoriamo con una visione strategica e a lungo termine». Accanto alle academy interne, l’azienda partecipa a progettazioni condivise come gli ITS academy, ed in particolare come ITS Prime, che Fiaschi presiede, o la Big Academy, scuola di alta formazione, che Fiaschi dirige, nata dalla collaborazione tra cinque grandi imprese – tra cui Baker Hughes – e l’Università di Firenze.
Sul tema delle collaborazioni pubblico-private, Fiaschi è chiara: «Le riteniamo imprescindibili. Per noi fare industria e fare business oggi significano agire in sinergia. L’ITS Academy è un primo esempio riuscito di collaborazione tra attori diversi – ministero, regioni, scuole, università, imprese – che, pur parlando lingue diverse, condividono un obiettivo: il benessere e la crescita del territorio. Questa capacità di lettura del bisogno del tessuto economico-produttivo si traduce in percorsi formativi efficaci. E vale anche per la Big Academy che, pur rivolgendosi a manager e non a neodiplomati, segue la stessa logica di collaborazione pubblico-privato».
Il dialogo con le istituzioni è centrale anche per accedere a risorse e portare evidenza del modello Baker Hughes. «Siamo oltre 6.600 dipendenti e attiviamo una filiera di 1.400 aziende. Per ogni nostra unità produttiva se ne attivano sei sul territorio. Esportiamo oltre il 95% dei nostri prodotti, ma il nostro impatto locale è concreto», fa notare Fiaschi. Le traiettorie strategiche dell’azienda si concentrano su sei ambiti: gas naturale e gas naturale liquefatto; decarbonizzazione e abbattimento delle emissioni; efficienza e recupero energetico; tecnologie per l’ossicombustione; tecnologie per l’idrogeno; geotermia e stoccaggio.
«I dialoghi istituzionali a livello nazionale ed europeo mirano a massimizzare gli interventi comuni su questi assi di sviluppo condivisi», aggiunge Fiaschi. Baker Hughes si è data un obiettivo chiaro: net zero emission al 2050, dimezzandole già al 2030: «Siamo allineati agli obiettivi di Parigi. È una sfida ambiziosa, ma necessaria. Crediamo che il gas non solo sia un elemento fondamentale per la transizione energetica e nel mix energetico, cioè un “vettore energetico di transizione”, ma anche un “vettore energetico di destinazione”».
In parallelo, l’azienda lavora per rendere le proprie soluzioni sempre più performanti ed efficienti, fino ad azzerare le emissioni in esercizio. La sostenibilità, sottolinea Fiaschi, è anche sociale: «Abbiamo un debito di riconoscenza verso i territori in cui operiamo. In Italia siamo presenti da quasi due secoli, le persone che lavorano con noi provengono da scuole e università del territorio.
È lì che troviamo l’ingegno, la passione, le competenze». Da qui, nascono le iniziative di orientamento attivo nelle scuole, la collaborazione con 30 università italiane, gli accordi di ricerca e sviluppo. «Offriamo testimonianze in-kind, con i nostri top manager, rivolte agli studenti: è un modo per restituire e far conoscere l’industria come parte della vita quotidiana».
Non mancano le iniziative sociali mirate, come la collaborazione con la Fondazione Dynamo Camp, dedicata
a bambini con disabilità o malattie croniche, di cui Baker Hughes è corporate partner dal 2016, e che vede anche il coinvolgimento diretto dei dipendenti dell’azienda nel volontariato.
Infine, sul futuro dell’industria manifatturiera nel contesto energetico, Fiaschi è netta: «Siamo favorevoli a ogni sviluppo tecnologico, a partire dall’intelligenza artificiale che, se usata in modo etico e trasparente, è uno strumento prezioso. Più dati abbiamo, più siamo in grado di fare previsioni e migliorare le performance delle macchine. La tecnologia resta il nostro faro». Per questo Baker Hughes continuerà a innovare, sperimentare e collaborare per affrontare, con la forza delle competenze e della ricerca, le sfide della transizione.