Gruppo Bonfiglioli: oltre l’innovazione

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La presidente e amministratrice delegata del gruppo Bonfiglioli ci parla dei pilastri di una strategia di crescita che guarda al futuro

 La fabbrica del futuro produce riduttori. Eccellenza, innovazione tecnologica, inclusione e sostenibilità sono gli elementi trainanti della Bonfiglioli, l’azienda a conduzione familiare che opera a livello globale in oltre 80 paesi in 5 continenti con 18 siti produttivi, 23 filiali e 4.700 dipendenti nel mondo. A capo del gruppo, Sonia Bonfiglioli, la prima donna a vincere nel 2018 il Premio Ernst & Young Imprenditore dell’Anno, che ha anche ottenuto, per il secondo anno consecutivo, il Top Employers 2025, un riconoscimento per la strategia e la politica aziendale nei confronti del personale, e la medaglia d’argento EcoVadis per l’eccellenza nella sostenibilità.

Sonia Bonfiglioli, come ha integrato l’innovazione nella strategia di crescita della Bonfiglioli Group?

ITALIA ECONOMY - Gruppo Bonfiglioli: oltre l’innovazione
Sonia Bonfiglioli

«Più che integrarla, l’innovazione è sempre stata nel nostro DNA. Mio padre fondò l’azienda nel 1956 producendo ingranaggi. Già dopo quattro anni, nel catalogo numero uno, aveva introdotto soluzioni innovative come i riduttori epicicloidali.

Questo approccio pionieristico ha permesso alla Bonfiglioli di crescere senza mai perdere di vista la tecnologia. Tuttavia, l’innovazione pura, se non accompagnata da un’efficace strategia di produzione su larga scala, rischia di restare un esercizio teorico. Il nostro successo è stato proprio nel bilanciare la spinta innovativa con l’attenzione ai processi industriali e alla standardizzazione. Quando entrai in azienda nel 1992, Bonfiglioli era già leader in Italia.

Questa posizione di vantaggio è stata costruita combinando creatività tecnologica con una gestione produttiva efficiente. Abbiamo sempre anticipato i cambiamenti, ad esempio utilizzando l’alluminio invece della ghisa per ridurre il peso e migliorare l’efficienza. In molti mercati emergenti, come l’India, le tecnologie di mio padre sono ancora considerate all’avanguardia. Questo dimostra quanto possano essere durature le scelte strategiche quando sono fondate sull’innovazione».

In che modo l’industria 4.0 sta trasformando il settore dei motoriduttori e come Bonfiglioli sta affrontando questa transizione?

«L’industria 4.0 è un concetto ormai superato: nasce nel 2011 in Germania e ha segnato una rivoluzione nella digitalizzazione industriale. Noi siamo stati tra i primi ad adottarla, investendo in fabbriche interconnesse e automazione. Oggi, però, siamo già oltre: parliamo di industria 5.0, un modello che pone al centro due elementi chiave: l’ambiente e le persone.

Questo approccio, nato in Giappone con il concetto di “Società 5.0”, sottolinea che la produzione deve essere sostenibile e rispettosa delle risorse umane. Un esempio concreto è l’uso dei cobot (robot collaborativi), che lavorano a fianco delle persone migliorandone la sicurezza e la produttività. In realtà, guardando avanti, stiamo già entrando nell’industria 6.0, un concetto non ancora codificato, ma che in Cina sta già prendendo piede.

Questo nuovo paradigma introduce due ulteriori fattori: competitività economica e demografia. L’automazione diventa fondamentale in un contesto di carenza di manodopera qualificata. I giovani di oggi, in Cina come in Europa, non vogliono più fare lavori ripetitivi in fabbrica, preferendo occupazioni più creative o digitali. Per questo motivo, la robotizzazione sarà essenziale per mantenere la produttività senza dipendere da una forza lavoro in declino».

Come si concilia l’innovazione tecnologica con la sostenibilità ambientale nelle strategie future di Bonfiglioli?

ITALIA ECONOMY - Gruppo Bonfiglioli: oltre l’innovazione«Oggi la sostenibilità non è più una scelta, ma un prerequisito. L’innovazione tecnologica deve necessariamente essere compatibile con la tutela dell’ambiente e delle persone. Non si tratta di un compromesso, ma di un principio irrinunciabile. Non possiamo produrre inquinando, così come non possiamo accettare condizioni di lavoro non etiche. La sostenibilità è un pilastro su cui costruire il futuro della manifattura, senza scorciatoie o compromessi».

Bonfiglioli è presente in oltre 80 paesi. Quali strategie ha adottato per affrontare le sfide dell’internazionalizzazione mantenendo l’identità italiana dell’azienda?

«Il nostro approccio all’internazionalizzazione si basa sul concetto local for local. Ogni stabilimento produce principalmente per il mercato locale, riducendo la dipendenza dalle esportazioni e migliorando i tempi di risposta. Questo modello ci permette di essere globali mantenendo un forte legame con le comunità locali.

L’italianità della Bonfiglioli si esprime soprattutto nei valori aziendali: qualità, innovazione, rispetto per le persone e l’ambiente. In un contesto globale sempre più frammentato, con blocchi economici che adottano regole diverse (America, Europa, Cina, India), l’Europa deve rafforzare il proprio modello basato sull’etica, l’integrazione e la sostenibilità. Il Made in Italy non è solo un’etichetta, ma un insieme di principi che guidano il nostro modo di fare impresa.

Oggi il contesto economico globale è sempre più complesso, specialmente per le piccole e medie imprese. Credo che le aziende più grandi abbiano la responsabilità di proteggere il territorio, le filiere e l’intero ecosistema industriale. In un mondo sempre più competitivo, dobbiamo recuperare un senso di appartenenza e di orgoglio comune in Europa.

La Cina, ad esempio, ha fatto della protezione delle sue imprese e del Made in China un punto di forza. Anche noi dobbiamo sviluppare una strategia simile per rimanere competitivi su scala globale».

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Immagine di Simona Savoldi
Simona Savoldi

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