Per trasformare la pubblica amministrazione, servono start up specializzate in GovTech e politiche mirate a facilitarne l’accesso al mercato. Davide D’Arcangelo, Founder di Next4, spiega come colmare il divario tra innovazione e istituzioni
Le start up e le piccole e medie imprese italiane devono diventare protagoniste della trasformazione digitale del settore pubblico, portando innovazione e competitività. Non ha dubbi Davide D’Arcangelo, Founder di Next4, holding di investimento e piattaforma di innovazione focalizzata su start up e Pmi: «Per innovare la pubblica amministrazione, è essenziale che le start up GovTech possano sviluppare soluzioni su misura per le sue reali esigenze».
Con una lunga esperienza nell’ecosistema dell’innovazione, D’Arcangelo si dedica in particolare alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e al GovTech, cercando di colmare il gap tra istituzioni pubbliche e tecnologia emergente. Il settore pubblico, infatti, deve poter beneficiare delle stesse dinamiche di innovazione e digitalizzazione che stanno rivoluzionando il mondo delle imprese.
Tuttavia, per farlo in maniera efficace, è fondamentale creare un ambiente favorevole alla collaborazione tra enti pubblici, aziende tecnologiche e investitori. Secondo il Founder di Next4, è necessario avviare una riflessione approfondita sul GovTech, ovvero sulle tecnologie applicate alla pubblica amministrazione, per rendere più efficiente il sistema e migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini.
Questo richiede non solo un cambio di mentalità da parte delle istituzioni, ma anche politiche pubbliche mirate a favorire la nascita e la crescita di start up specializzate in questo settore. In questo contesto, una maggiore integrazione tra politiche pubbliche e i principali attori della trasformazione digitale è fondamentale. Servirebbe una cabina di regia dedicata alla nascita di start up specializzate in GovTech, affinché la pubblica amministrazione possa acquistare prodotti e servizi sviluppati appositamente per le proprie esigenze.
Questa iniziativa non solo consentirebbe alla PA di definire gli standard di mercato, ma contribuirebbe anche alla creazione di un ecosistema di imprese innovative in grado di rispondere in modo tempestivo ed efficace alle sfide della digitalizzazione. Un simile modello potrebbe portare a un effetto positivo a catena, favorendo lo sviluppo di competenze digitali, incentivando gli investimenti in ricerca e sviluppo e aumentando la competitività dell’intero sistema economico.
Inoltre, la creazione di una filiera di Pmi specializzate potrebbe trasformare l’Italia in un punto di riferimento internazionale per la digitalizzazione del settore pubblico, esportando soluzioni e best practice anche all’estero. In questo modo, il Paese potrebbe non solo colmare il divario tecnologico con altre nazioni, ma anche posizionarsi come leader nell’innovazione applicata alla pubblica amministrazione.
Dall’accesso al mercato per le start up alla formazione delle imprese, fino al ruolo che le istituzioni pubbliche possono svolgere per supportare questo processo: l’innovazione in Italia oggi deve affrontare ancora numerose sfide, come Next4 supporta le start up italiane?
«La sfida principale per le start up è l’accesso al mercato. Oggi, grazie alla maturazione del mercato del venture capital in Italia negli ultimi anni, è più semplice ottenere finanziamenti iniziali, con investimenti tra i 200 e i 300mila euro più facilmente disponibili. Tuttavia, il problema resta la capacità di entrare rapidamente in un ecosistema di riferimento e trovare clienti.
Per questo motivo, Next4 non si limita a fornire capitali, ma offre un supporto a 360 gradi alle start up, favorendo il networking con università, partner industriali e fornitori. In sostanza, adottiamo un approccio hands-on, accompagnando le aziende nel loro percorso di crescita e facilitando il loro ingresso nel mercato. Spesso, l’accesso alle opportunità è più importante del capitale stesso».
Recentemente, ha sottolineato l’importanza di investire in formazione per favorire la competitività delle imprese. Quali iniziative concrete ritiene siano necessarie in questo ambito?
«Ritengo fondamentale puntare sul venture building e sull’open innovation. È essenziale valorizzare il lavoro di ricerca delle università e delle grandi aziende, spesso ricco di innovazioni che non vengono mai trasformate in prodotti commerciali. Le aziende devono diventare più consapevoli del valore dei dati e delle tecnologie a loro disposizione, e occorre incentivare programmi di trasferimento tecnologico per trasformare le idee in start up vere e proprie. Solo così potremo sfruttare al meglio il potenziale innovativo che già esiste nel nostro Paese».
Quale ruolo dovrebbero avere le istituzioni pubbliche nel supportare l’ecosistema dell’innovazione in Italia?
«Negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti, in particolare con l’azione di CDP Venture Capital SGR, che ha contribuito alla crescita del mercato del venture capital in Italia. Tuttavia, siamo ancora indietro rispetto ad altri Paesi europei come Spagna, Francia e Germania. Uno dei problemi principali è la complessità burocratica per le start up che vogliono vendere alla pubblica amministrazione.
Spesso, le gare Consip sono inaccessibili per le nuove aziende, costringendole ad allearsi con grandi player che ne assorbono il valore. Per risolvere questa criticità, sarebbe necessario semplificare i processi e favorire il partenariato pubblico-privato per l’innovazione, permettendo alle start up di accedere più facilmente agli appalti pubblici. Un prodotto validato da un ente pubblico diventa automaticamente un riferimento di mercato, scalabile e affidabile, aumentando il valore dell’azienda e facilitandone l’espansione internazionale».
Può condividere qualche esempio di successo di start up o Pmi innovative che Next4 ha supportato nel loro percorso di crescita?
«Un caso emblematico è quello di IPSA, un’azienda di Cuneo su cui abbiamo investito 400mila euro, con un ulteriore finanziamento di un milione da parte di GDP. IPSA ha sviluppato un sistema di logistica intelligente per la sanità, riducendo il rischio clinico nella somministrazione dei farmaci grazie a braccialetti identificativi e armadietti smart. Questa innovazione ha migliorato la sicurezza dei pazienti, riducendo il numero di errori medici e ottimizzando la spesa pubblica nel settore sanitario. È un esempio concreto di come la tecnologia possa avere un impatto positivo non solo sull’efficienza dei processi, ma anche sulla sostenibilità del sistema sanitario».
Quali settori ritiene siano più promettenti per gli investimenti in innovazione nei prossimi anni in Italia?
«I settori con maggiore potenziale di crescita sono la sanità digitale, il turismo sanitario e il green tech. In questi ambiti e con il giusto supporto, l’Italia può diventare un punto di riferimento internazionale nell’innovazione tecnologica e industriale».