21Minuti Humanity – Think tank sul futuro dell’uomo
21 Minuti Humanity – Dalle potenzialità dell’uomo all’azione consapevole: le prospettive sostenibili dedicate al benessere dell’umanità e della Terra in una conferenza-evento
«La consapevolezza è il nostro unico futuro», ossia la chiave per superare le attuali crisi globali.
Questo il mantra della XV edizione di 21 Minuti Humanity, frutto di un progetto permanente promosso dall’omonima Fondazione di Patrizio Paoletti – autore di saggi e ideatore della International School of Self Awareness – che ha coinvolto nell’evento di domenica 19 novembre, in streaming, speaker di calibro internazionale, dalla filosofia all’arte, dalla scienza all’economia, fra i quali, in passato, anche presenze di spicco e vari premi Nobel.
Con le loro storie e ispirazioni, visioni e modelli di eccellenza, diversi, ma accomunati dall’interesse per l’uomo e l’ambiente, sono stati analizzati aspetti sull’attuale emergenza climatica, ma anche sanitaria, economica e sociale, seguendo un percorso che dall’intuizione e dal potenziale umano diventa azione, misurandone prima la sostenibilità collettiva.
Con Jeff Orlowski-Yang, regista vincitore di due Emmy Award (noto, tra gli altri, per i documentari Chasing Ice del 2012 e The Social Dilemma del 2020), è emersa la grande capacità di ciascuno di poter influenzare decisioni collettive, un potenziale che impone responsabilità e capacità di analisi critica. «L’industria dei combustibili fossili, così come quella dei social media – ha detto il regista –, ha preso le risorse combustibili, così come la mente umana, per trasformarli in qualcosa di estremamente efficiente per i propri scopi e questo sta avendo un impatto davvero massiccio e duraturo sull’umanità».
Alex Armillotta, co-founder e ceo di AWorld (app a sostegno della campagna ActNow dell’ONU), con l’esperienza personale di un cambio di vita, anche professionale, ha mostrato come il cambiamento parta da se stessi e dalla capacità di scelta, coerentemente con modelli alternativi che possono avere un benefico impatto anche sugli altri.
Molto indicativa, poi, l’esperienza professionale di Simona Roveda, co-founder e direttrice editoriale e comunicazione LifeGate. Tale network ormai decennale, le cui chiavi vincenti sono oggi impegno, intuito, rispetto e gentilezza, è da tempo in linea con un modello sostenibile e rispettoso proprio del genere umano e del suo habitat.
Il tema del surriscaldamento del clima è sostanzialmente un problema di disuguaglianze, come ha ricordato Caterina Sarfatti, managing director Inclusion and Global Leadership di C40 cities, network che supporta le città nell’implementare interventi contro la crisi climatica. Nel “Think Tank” online, Sarfatti ha spiegato come la transizione abbia già fatto segnare – tra vari altri – anche un altro record negativo: quasi un miliardo e mezzo di dollari investiti dai paesi del G20 di denaro pubblico a sostegno di sussidi per la produzione e il consumo di fonti fossili. «La grande disuguaglianza è poi anche in questa ricchezza di multinazionali di risorse fossili – commenta Sarfatti – che viene prodotta, ma non viene condivisa, non è distribuita».
Le soluzioni non mancano però: «Dalla nostra prospettiva – conclude – vediamo che in molte grandi città ci sono pratiche, politiche ed esperimenti che introducono l’idea di una transizione “giusta”, ossia con un impatto positivo sull’ambiente, ma anche sulle persone». E la stretta connessione sull’impatto sociale di alcune scelte globali è stata anche il tema toccato da Orsola De Castro, co-founder di Fashion Revolution.
La stilista ha evidenziato come – nel mondo della moda, ma non solo – sia da riscoprire un consumo sostenibile e non sfrenato, volto al recupero delle materie produttive come anche dei prodotti finiti, utili anche alla condivisione, come alternative quindi che rispettano e riallacciano relazioni sociali, simultaneamente contro sprechi e fast use che sono pericolose minacce all’equilibrio del Pianeta.
Tra gli speaker intervenuti nella giornata, poi, anche l’architetto Stefano Boeri che – dall’esperienza personale e ispirativa legata al mondo degli alberi – ha messo l’accento sull’importanza della connessione tra uomo e natura, anche grazie a Parco Italia, progetto che da anni coinvolge l’urbanista nel recupero e rispetto delle aree verdi e riserve in Italia.
«Ci troviamo di fronte a una sfida – ha detto il famoso architetto italiano – una sfida che è nelle visioni di alcune città, nelle politiche di alcuni paesi che hanno capito la questione delle disuguaglianze sociali e legate all’accesso alle risorse, ma che in prospettiva dà un aumento della forbice tra ricchezza e povertà e questo rappresenta l’altra grande questione che nei prossimi anni l’umanità è chiamata a risolvere».
Per massimizzare le capacità dell’uomo rendendole adatte allo sviluppo di nuovi principi, Navid Nathoo, co-founder di The Knowledge Society (un progetto di accelerazione dei potenziali umani nei giovani per risolvere le sfide mondiali con le scienze emergenti), ha considerato gli intenti più indicativi, ovvero: che si possano applicare nuove tecniche scientifiche per risolvere problemi globali, che il limite del progresso globale sia solo l’ambizione dei più desiderosi e che i giovani abbiano coscienza e abilità più di quel che si pensi, ma abbiano bisogno di metodi di formazione più moderni per adattarsi maggiormente ai cambiamenti veloci del mondo in cui viviamo.
E proprio sul tema dell’educazione e della formazione delle prossime generazioni, si innesta l’attività della stessa Fondazione Patrizio Paoletti, impegnata in progetti scolastici per il diritto alla salute e il benessere mentale di ogni bambino e adolescente e con programmi sviluppati dall’equipe neuroscientifica, psico-pedagogica e didattica della stessa fondazione, rivolti a genitori, insegnanti, caregiver e professionisti.
Il fondatore Patrizio Paoletti ha chiuso l’evento sintetizzando gli interventi degli speaker in un bellissimo messaggio chiave: siamo tutti interconnessi, siamo un’unica realtà, un unico essere vivente. Avere maggiore consapevolezza di sé, delle proprie istanze più intime, dei punti di forza e debolezza, imparare a interagire meglio con gli altri – l’empatia – sono le sfide per un futuro migliore per l’umanità. Grazie alla neuro-psico-pedagogia didattica, sappiamo oggi che le soft skill, le capacità interiori o interdisciplinari, hanno un peso assoluto nella vostra vita, nella nostra relazione con la vita, con il mondo, con le cose e con gli altri. Dobbiamo quindi imparare a rapportarci alla vita imparando prima a farlo con noi stessi. Dobbiamo coltivare il nostro mondo interiore.
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