Ospedali Dipinti, l’arte che cura l’anima
Trasformare ospedali in mondi fiabeschi: Silvio Irilli e Ospedali Dipinti donano speranza ai piccoli pazienti e rivoluzionano l’ambiente della cura
Silvio Irilli, artista noto per il progetto Ospedali Dipinti, ha trasformato la sua passione per l’arte in una missione straordinaria: rendere gli ambienti ospedalieri più accoglienti e meno stressanti attraverso opere artistiche, vere e proprie installazioni, che evocano scenari fiabeschi e rasserenanti. La sua storia è un esempio di come i sogni d’infanzia possano concretizzarsi in opere che migliorano la vita degli altri.
Ma come ha iniziato a fare il pittore? «È stato il mio sogno fin da bambino. Quando gli adulti mi chiedevano cosa volessi fare da grande, io rispondevo sempre “il pittore”. Mi dicevano che quello non era un lavoro, ma io insistevo, volevo fare il pittore a tutti i costi. Avvertivo già allora questa passione, questo desiderio di voler trasmettere le mie emozioni attraverso ciò che realizzavo».
A soli 16 anni, iniziò a dipingere murales, dimostrando il suo talento quando una famiglia torinese gli commissionò la decorazione di una parete domestica. La fiducia ricevuta da quei committenti lo spinse a continuare. A 21 anni intraprese la carriera artistica in proprio: «Volevo che la mia arte riportasse il mio nome, non mi piaceva il fatto di essere dipendente da un’agenzia o da qualcun altro. Volevo essere libero, così un po’ come lo vogliono essere tutti gli artisti».
Iniziò a collaborare con importanti riviste come Tuttosport e Sorrisi e Canzoni e con trasmissioni televisive come Solletico su Rai 1: «Cercavo sempre di puntare in alto. Magari guardavo una trasmissione che mi piaceva dedicata ai bambini e immaginavo di esserci io. Quindi ci provavo, inviavo i miei disegni e poi magicamente arrivava la telefonata che mi dava l’opportunità. Ci provavo sempre, al massimo potevo ricevere dei no, ma quando erano dei sì, erano dei sì importanti».
Ma qual è stato il passaggio da questo tipo di attività al progetto Ospedali Dipinti? Nel 2007, un incarico negli Stati Uniti fu il preludio di un’avventura inaspettata. Irilli dipinse un’opera di oltre 200mq sul soffitto dell’Acquario di Atlanta, suscitando l’ammirazione di alcuni medici italiani che, nel 2011, lo contattarono per un progetto al Policlinico Gemelli di Roma: «Mi mandarono una mail, esprimendo il loro desiderio di voler collaborare con me per creare un nuovo tipo di approccio con i bambini. A me sorprese molto perché non avrei mai pensato che un medico potesse avere questo aspetto di cura anche psicologica, chiamiamola così».
E in effetti è un pensiero comune. Siamo abituati al medico da cui vai, che ti cura, ti dà la ricetta, la terapia, però il fatto che dietro vi possa essere anche un aspetto psicologico ed empatico spesso sfugge. Irilli decide quindi subito di accettare la sfida, proponendo però che l’ospedale non spendesse alcun centesimo di tasca propria. I costi potevano venir coperti da donazioni volontarie provenienti da un evento o da una associazione.
Da questa collaborazione nacque il primo intervento in radioterapia oncologica: pannellature con tartarughe e delfini trasformarono l’ingresso del bunker in uno spazio accogliente, facilitando l’esperienza dei piccoli pazienti. I bambini reagirono fin da subito in maniera molto positiva ai pannelli e per i medici diventò anche più facile portarli nel bunker. Tutto ciò ispirò Irilli a fare un ulteriore passo in avanti: «Mi venne l’idea di interpretare in modo integrale, completo, affinché l’opera potesse trasformarsi in un abbraccio verso i pazienti, andando a coprire totalmente le pareti e i soffitti del bunker di radioterapia.
Realizzai tutto il bunker a tema, oltre 1500 metri del reparto, che oggi ha preso il nome di Gemelli Art. È uno dei reparti più conosciuti al mondo, sia come tecnologia sia, adesso, come accoglienza. Ma la cosa veramente particolare, che mi raccontarono i medici, fu che prima, per portare i bambini nel bunker, era necessario addormentarli per farli stare fermi, ora invece, grazie al murales, non lo è quasi più. Il bambino si corica sul lettino, chiude gli occhi e sta fermo immaginando che i delfini stiano nuotando attorno a lui e possano difenderlo dall’attacco del nemico, lo squalo, che non è altro che la malattia».
Da questa esperienza Irilli decide di fondare il progetto artistico Ospedali Dipinti, con l’obiettivo di trasformare gli ambienti ospedalieri – senza far spendere un centesimo alla Sanità pubblica e agli ospedali, ma con il sostegno di Onlus, Fondazioni e aziende – spesso percepiti come ambienti freddi e stressanti, in spazi più accoglienti e sereni attraverso opere d’arte murale. L’artista decora sale d’attesa, reparti pediatrici, oncologici, radiologici e altre aree comuni con dipinti che evocano paesaggi naturali, ambientazioni marine, scene fiabesche e altre immagini rilassanti.
L’idea è stata sicuramente vincente. In un contesto come quello ospedaliero anche l’ambiente fa la differenza, entrando a far parte e affiancando la cura. «Nella testa del bambino c’è sempre il gioco, in qualsiasi momento della giornata e anche nei momenti difficili di malattia. Da una parte, dico per fortuna, perché magari non la vivono in modo veramente conscio come la vivono i loro genitori o familiari. Quindi il ruolo di noi adulti è quello di mettere a loro disposizione il gioco.
Se quel gioco è circondato da un ambiente scenografico, allora riusciamo a farli entrare in quella dimensione, facendogli dimenticare di essere all’interno di un ospedale. Molti bambini, quando tornano a casa, la prima cosa che chiedono è “quando torniamo nell’acquario dell’ospedale?”. Ecco, questo per me vuol dire ribaltare totalmente quella sensazione negativa e fare in modo che l’esperienza diventi per il bambino positiva anche in un momento veramente tragico».
Ma nella pratica, come vengono realizzati questi murales? «Gli originali sono opere in acrilico su tela che vengono impaginate e vanno poi a far parte di una grandissima opera, che è quella che viene allestita in reparto. L’opera non può essere ovviamente dipinta tutta a mano sul posto, anche perché, altrimenti, andrebbe chiuso il reparto, andando a creare un danno. E questo noi non lo vogliamo».
Irilli descrive il suo approccio come quello di un sarto: visita i reparti, prende misure dettagliate e crea l’opera che successivamente viene stampata su materiali ignifughi certificati. E poi avviene la magia: Irilli e il suo team arrivano la mattina nel reparto, che è totalmente in bianco, e alla sera, dopo poche ore, il tutto è totalmente trasformato. In poche ore, il reparto passa da sterile e freddo a un ambiente caldo e accogliente, grazie al lavoro di settimane, a volte mesi, svolto dietro le quinte.
La forza di Ospedali Dipinti risiede nella capacità di rendere l’arte parte integrante della cura, alleviando lo stress e regalando momenti di leggerezza ai pazienti più piccoli. I temi sono scelti con cura, in collaborazione con i medici, per rispondere alle esigenze emotive dei bambini. Ambientazioni marine, boschi incantati e scene di fantasia creano un’esperienza che i piccoli pazienti ricordano con affetto.
Ad oggi, Silvio Irilli ha decorato oltre 8mila metri quadrati di ospedali in spazi di speranza e accoglienza, portando la sua arte e la sua “magia” in più di 30 strutture italiane, dal nord al sud, alle isole. Il suo lavoro dimostra come l’arte possa trasformare non solo gli spazi fisici, ma anche il modo in cui le persone vivono situazioni difficili. Per i bambini, entrare in un “acquario” o in un “bosco incantato” significa ritrovare un sorriso anche nei momenti più bui.
Come racconta lo stesso Irilli: «I medici curano la persona, io curo la sua anima con l’arte». Un messaggio potente che dimostra come i sogni di un artista possano intrecciarsi con la vita di chi lotta, trasformando gli ospedali in luoghi di bellezza e rinascita.